LA VALSOANA DIJ MARÈT: INSIEME PER LA VALLE di Marino Pasqualone

Sono contento che, in seguito alla pubblicazione del mio primo articolo su “La Valsoana dij marèt”, sia su vallesoana.it che su Valle Soana live su facebook, si sia sviluppata una discussione anche animata ma sempre civile su questo tema.
Argomento di cui solitamente non si ama parlare e che resta sempre sottilmente sottotraccia, quasi che quel confine comunale tra Pont ed Ingria che si attraversa al Frailino fosse un muro invisibile che delimita due mondi separati da anni luce, ma che in realtà sono contigui ed hanno avuto anche in passato strette relazioni nonostante la differenza di dialetto e, in parte, di tradizioni.
Pur rimanendo ovviamente più che disposto a discutere ogni contributo di opinioni e di idee in merito, su un punto però non intendo arretrare di un millimetro: come pontese (ma anche come mezzo valsoanino del Berciòt di Frasinei) voglio ribadire che una parte consistente della Valle Soana è anche “nostra” (come pure lo è di Frassinetto), e continuerò a battermi per ridarle la consapevolezza di esistere, se necessario (ma spero di no) anche a dispetto di chi insiste ad affermare contro ogni logica il contrario.
Questo, e solo questo, vuol dire “riprendiamoci la nostra parte di valle”: nessun desiderio di conquista o di rivalsa, ma tuttalpiù di condivisione nella valorizzazione delle bellezze naturali di questa valle e di un più che mai necessario rilancio della sua stagnante economia.
Questo voler negare che anche una vasta fetta di Pont è Valle Soana resta, a mio avviso, il tipico retaggio di un passato di chiusura ed isolamento verso l’esterno che ha caratterizzato questa valle come tante altre, dal quale qualcuno sembra inspiegabilmente ancora oggi essere incapace di uscire.
D’altronde qui nessuno vuole “occupare” niente, ma semplicemente rivendicare che un pezzo della valle è pontese, e che sarebbe ora di collaborare tutti insieme senza prevaricazioni, ma anche senza anacronistici campanilismi ormai fuori dalla storia: ricordo a tal proposito che esiste anche una Unione Montana tra i paesi valligiani, che a mio parere dovrebbe occuparsi maggiormente di alimentare questa nuova e più forte “identità” di essere un’unica comunità valligiana francoprovenzale.
Per il resto credo che da Ingria a Valprato tutti dovrebbero essere contenti se da Pont, anziché indifferenza, arrivasse finalmente una nuova consapevolezza di appartenere ad un comune territorio alpino che, lo ripeto da solo non andrà mai da nessuna parte, visto il suo continuo spopolamento e l’estrema fragilità della sua economia.
Per finire queste doverose precisazioni, resta da dire che il termine “marèt” veniva (viene ancora?) a volte usato in valle in modo sottilmente derisorio nei confronti dei “forestieri”: il mio obiettivo è invece di connotarlo d’ora in poi in modo del tutto positivo, proprio perché ritengo che noi pontesi resteremo pur sempre dei “marèt” nell’immaginario di quelli che abitano ad Ingria, Ronco e Valprato.
Ma io vorrei che i pontesi, da qui in avanti, invece diventassero orgogliosi di essere ed abitare nella parte di “VALSOANA DIJ MARÈT”: perché, come si è detto giustamente,la Val Soana è di tutti, e quindi anche di quei pontesi che ci vivono e di chi comunque la ama, la conosce e la frequenta assiduamente da oltre mezzo secolo come il sottoscritto.
Quando supero le ultime case di Villanuova di Pont in auto, o quando salgo a Raie, Rubél o Stroba a piedi, io sono e mi sento in Valle Soana: una sensazione che credo sia comune a chiunque dall’esterno frequenta la valle.
testo e  immagine di Marino Pasqualone
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