nuove pagine di Giorgio Cortese (dal 29 agosto)

STEMBER
An stèmber caod e suit a fa madurè ogni frut.  Aria stèmbrina, fresch a la seira e fresch la matina.

Enduvonej!
Giò ‘t lo dijo, giò ‘t lo arpeto, se ‘ndvines pa seus en bel asineto. Giò te lo dico e te lo ripeto, se non indovini sei un bel asinello.

Orlà, bordà, col garifo tajà, chi sa orlelo, bordelo, col garifo tajelo, vagna irlura, bordura, col garifo e la tajura.
Impossibile tradurre in italiano questo indovinello che perde tutta la sua poesia e vivacità indiomatica, come aiuto dico che è un cibo, forse il mio preferito.

Riflettere.
Contro il logorio della vita moderna certi giorni conviene mediare sdraiato. stare sdraiati in piena consapevolezza può essere una pratica saggiamente calcolata, sottratta all’assillo perenne del tempo e alla smania di efficienza: non costa nulla e vale molto. In questi giorni di metà agosto quando mi siedo sulla sedia a sdraio guardo in alto, il soffitto, oppure  se non piove fuori, il cielo, mi sembra di perdere ogni contatto fisico con le cose che mi stanno intorno, e i pensieri volano lontano. Ho la sensazione che ha seconda della posizione che assumo, la mia condizione mentale si modifica completamente cogliendo degli aspetti dei miei pensieri che prima mi erano sfuggiti.
Favria, 2.09.2014  Giorgio Cortese

Avevo letto diverso tempo addietro che il segreto di un candidato politico vincente era quello di sembrare stupido come chi lo ascoltava, così che gli ascoltatori avevano la sensazione di sentirsi intelligenti come lui. Adesso invece molti sono proprio stupidi.

Dall’arabo az zorur a rasarola.
Azzeruolo deriva da una parola di origine araba, composta da az e zorur, lemma che significa la nespola. Pianta originaria dell’Asia minore, cresce molto bene in Italia grazie alla sua straordinaria capacità di combinarsi alle piante selvatiche locali, dando vita a numerose varietà differenti. Per questo, anche in Italia, l’azzeruolo può attecchire in tutte le regioni fino a 1400 metri di altitudine, ma è diffuso soprattutto in Liguria, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia.  Se penso all’’azzeruolo, mi viene da riflettere su antichi sapori ormai persi ed è un vero peccato perché dell’ era dei nostri nonni non rimane più niente. Tutto perso nel dimenticatoio di questo mondo che non riesce più a riconoscersi, la nostra cultura contadina di millenaria origine sepolta da una società che sembra correre verso l’ auto distruzione. Volete fare una prova? Se vi dico azzeruolo, mi sapete dire il nome dei suoi frutti? Provate a pronunciare questo nome ad un giovane e provate a dirgli che il suo frutto è commestibile e vi prenderà per bizzarro! Eppure le azzeruole sono frutti semplicemente fantastici e il ricordo di questo frutto mi fa rimpiangere tutto quello che era intorno a me quando ero bambino. Quelle piccole mele rosse appena raccolte dall’ albero e mangiate, ingordamente, accompagnate da un filone di pane fresco,  e ancora caldo e sentirne l’ insieme di gusti che diventano un unica cosa sublime e irripetibile per la delizia delle papille gustative. Quelle piccole drupe rosse che avevano il gusto di mela con la particolarità di avere quattro semi che occupavano quasi tutto lo spazio lasciando pochissima polpa allo stomaco che per compensazione, il palato si beava del gusto inimitabile che mi riempiva. Le azzeruole sono ben difese da  bitorzoluti e da delle spine micidiali. L’azzeruolo è una pianta, cespugliosa e di modeste dimensioni  che  produce frutti simili a ciliegie o mele in miniatura, dal gusto unico e caratteristico con una buccia di colore rosso. La polpa del frutto maturo è tenera, giallo crema, dal gradevole sapore dolce-acidulo. La maturazione avviene a cavallo tra agosto e settembre, il frutto viene detto in dialetto piemontese rasarola  e vanta spiccate proprietà rinfrescanti ed è ricco di vitamina A. Per questo, la sua polpa pestata è antianemica e oftalmica. I frutti dell’azzeruolo del mio frutteto sono buonissimi e consiglio a tutti i piantumare nel giardino mettendo un azzeruolo a dimora e questo Vi ricambierà ampiamente perchè è un albero che si accontenta di poco ed è una pianta che difficilmente è soggetta a malattie. L’azzeruolo è talmente rustico che si adatta a essere plasmato come un’ opera d’ arte e il suo cultore la può far crescere ad alberello oppure a cespuglio, potarla a forma di ombrello oppure a piramide ma sempre, quando è il momento, carica di fiorellini bianchi che attirano vespe e api e poi di melette rosse,  che più saporite e aromatiche non si può. E poi è anche un modo di mantenere legate le nostre origini con frutti che non siano i soliti che noiosamente vengono proposti sul mercato. Se insegniamo questo ai giovani, facciamo la nostra piccola parte per  salvare le biodiversità e a salvare il mondo dalla monotona noia da banane tutte uguali dal bollino blu, mele incerate che mi posso specchiare.
Favria, 3.09.2014      Giorgio Cortese

Sentendo le affernazioni di certi politici non so se devo avere più paura di una dittatura violenta, oppure di una democrazia basata sull’ignoranza

Res Gestae favriesi. Bando emanato il 4 settembre 1780
“All’ordinario di Favria affinché costandoli del vantaggio de particolari di detto luogo differisca la vendemmia delle uva sino al San Michele prossimo. Il problema sempre d’attualità della Comunità dopo otto anni dal precedente bando era sempre quello della vendemmia. La Comunità chiese sotto forma di supplica inviata al Senato, tramite l’avvocato De Filippi, il tempo iniziale della raccolta delle uve fosse prorogato fino al giorno di San Michele, nonostante il raccolto fosse stato molto abbondante. La vendemmia venne rinviata fino alla festa di San Michele. Le sanzioni furono ancora aumentate, infatti per ogni rubbo di uva il Particolare contravventore veniva multato  con una multa di una lira e dieci soldi.
Favria, 4.09.2014    Giorgio Cortese

Nella vita trovare ogni cosa profonda è una qualità’ che si può rivelare scomoda, mi obbliga di continuo a sforzare gli occhi ma alla fine vengo ripagato perché trovo sempre più’ di ciò che avevo sognato

Da Penati a penetrare
Qualcuno potrebbe chiedersi, non senza un pizzico di malizia, se penetrare derivi da pene. Il suono è vicino e il significato può sembrare allusivo. Penetrare per alcuni dotti vocabolari significa: “spingersi dentro, specialmente a fatica, aprendosi varco o utilizzando minime aperture” oppure: “entrare più o meno in profondità all’interno di un corpo materiale compatto, con una certa difficoltà e resistenza”.  Ma la derivazione di questo lemma è molto più nobile di quanto si pensi,  il verbo latino penetrare viene fatto risalire all’avverbio penitus, che significa nell’intimo, mentre penus, penoris si riferisce a provvista di cibo e, per estensione, alla parte interna della casa. Le stesse radici hanno generato il nome dei Penati, quelle divinità pagane che presso i romani proteggevano la casa e la famiglia; e all’interno delle mura domestiche venivano conservate le loro immagini. Penetrare si usa, in modo figurato, anche per indicare profonda comprensione di pensiero. Un secolo fa, secondo alcuni studiosi, il lemma Penati era  sinonimo di famiglia, e “trasportare i Penati” voleva dire “mutar di casa, portar seco le proprie cose”, cioè traslocare
Favria, 5.09.2014    Giorgio Cortese
Enduvonej!
Giò ‘t lo dijo, giò ‘t lo arpeto, se ‘ndvines pa seus en bel asineto. Giò te lo dico e te lo ripeto, se non indovini sei un bel asinello.

El Giò, è il giogo. In piemontese il giò indica sia il giogo che il giovane, ma detto in piemontese l’indovinello acquista un altro valore.

Orlà, bordà, col garifo tajà, chi sa orlelo, bordelo, col garifo tajelo, vagna irlura, bordura, col garifo e la tajura.
Impossibile tradurre in italiano questo indovinello che perde tutta la sua poesia e vivacità indiomatica, come aiuto dico che è un cibo, forse il mio preferito.
L’agnolot, il raviolo
A chi giova abbattere…i totem!
Dobbiamo uscire da un modo conformista di affrontare i problemi con dei luoghi comuni, delle frasi fatte, e questo vale anche per il mercato del lavoro, dove e, scusate il linguaggio che uso, il termine dispregiativo come “vu cumprà” , che certo non favorisce una corretta visione delle cose e tanto meno la soluzione di un problema. Non dobbiamo lavarci la coscienza piantando solo delle inutili banderuole, che gratificano il personale orgoglio ma c’è,  invece l’obbligo morale di agire nel quotidiano per ognuno di noi e, quello di governare per chi è eletto democraticamente con buon senso e sano coraggio che è proprio l’opposto del conformismo. Certo è giusto condannare la contraffazione, nessuno può mettere in dubbio l’urgenza di intervenire sugli effetti devastanti di un mercato parallelo che inquina la nostra economia e offre praterie invitanti per le attività della criminalità organizzata, ma non comprendo la necessità di indicare gli immigrati come obiettivo di questa battaglia Si finge di ignorare che la merce taroccata viene spesso prodotta in Italia e passata agli immigrati da grossisti italiani. Perché allora, trasformare quelli che sono soltanto pedine incolpevoli, nei capri espiatori di una struttura ramificata e perversa, di cui tutti sappiamo l’origine, interessi e guadagni miliardari?   Se vogliamo colpire  l’abusivismo sulle spiagge siamo forti con i forti e non con l’ultimo e più debole anello della catena, le migliaia di migranti che riempiono litorali e piazze delle città con milioni di prodotti falsi. Sequestriamo la merce ai grossisti, solo così colpendoli economicamente si ferma lo sfruttamento degli immigrati. Ai giovani senza lavoro non interessano i posizionamenti politici e le piccole tattiche, loro guardano alla ricerca del lavoro, l’articolo 18 non interessa più di tanto, ma interessa che  cosa succede se perdi il lavoro? Lo Stato deve prenderti per mano non in modo assistenziale, ma accompagnarti verso una nuova occupazione, In realtà le vere questioni sono dare lavoro e benessere, questa richiesta pelosa di legalità e di abolire l’articolo 18 mi sembra il rigurgito bieco dell’antisemitismo, il razzismo mai sopito e il fare facile demagogia non sapendo quali giusti interventi intraprendere per fare ripartire la locomotiva Italia! Quando il cattivo esempio arriva dall’ alto, da chi vive in una perenne campagna elettorale, e viene amplificato da internet e dalle tv, diventa difficile estirparlo in basso. Termini come ‘vu cumprà’ nel senso comune sembrano pittoreschi ma, racchiudono tutte i significati negativi verso una fascia di persone deboli, sfruttate dal racket della criminalità organizzata. Quando leggo l’annuncio che ci vogliono “liberare” le spiagge dalle orde di vu cumprà, mi sembra che si commetta un duplice errore. Si rispolvera un lessico sgradevole da squadristi che  inquina i già difficili processi di integrazione   e così non  si parla dei veri problemi, anzi del vero problema la mancanza di lavoro. A chi non vuole cambiare nulla giova abbattere  i vari totem, che non sono il problema ma un paravento della loro incapacità di governare.
Favria, 6.09.2014  Giorgio Cortese

Un governo ordinario si limita a comprendere gli interessi di tutti, un grande Governo che passa alla storia riesce a prevederli!

Ritengo che il futuro serve a  a costruire il presente se ci sono dei sinceri e veri progetti di miglioramento.

Ma l’auto-gavettone è un gesto veramente solidale e intelligente?
La moda di farsi gli auto-gavettoni con acqua gelida non mi sembra proprio un gesto intelligente ne solidale. Se poi tale gesto si compie davanti ad una macchina da presa e si immortala nei social forum, mi sempre più che un gesto solidale verso una malattia, la Sla, che non merita delle dimostrazioni di demenza allo stato puro, una soddisfazione del personale ego. Pensate che poi questo gesto non è una trovata di adesso, nulla di nuovo sotto il sole, perché è stata lanciata diverso tempo addietro  dall’ex giocatore di baseball Pete Frates, l’Ice Bucket Challenge, letteralmente, la sfida del secchio di ghiaccio,  ha già coinvolto centinaia di personaggi famosi. Pare che questa ultima moda del web abbia coinvolto i super ricchi, uomini di spettacolo e politici rampanti. All’inizio questo giochino prevedeva che la donazione in denaro doveva farla solo chi si rifiutava di  fare la doccia ghiacciata. Ma, da quando è diventata una moda tra le star, il gioco si è trasformato, ed adesso i ricchi e famosi fanno sia la doccia che la beneficenza. Ma questa nuova tendenza mi fa riflettere sulla forza oscura della rete, la forza di internet  che rende popolare in pochi giorni  una moda che altrimenti impiegherebbe  mesi a girare per il mondo, una moda che rende i potenti della terra simili alla gente comune e che anche loro vengono coinvolti per piccoli o grandi temi della solidarietà umana. Certo che fare del bene con una doccia gelata, mi sembra che più che fare del bene con una sfida da ragazzini annoiati in spiaggia nel mese di agosto, e questo mi lascia allibito. Pare che l’associazione americana, sempre loro, che incassa i proventi delle donazioni  raccoglie milioni di euro con questa idiozia. Mi rendo conto che oggigiorno chiunque faccia del bene, di questi tempi, ha un gran bisogno di fronteggiare il calo di donazioni e l’aumento delle richieste di interventi e mi viene da pensare come stiano già studiando i responsabili delle tante, tantissime associazioni benefiche sparse nel mondo, per inventarsi nuovi giochi benefici altrettanto banalmente  semplici ma potenti nello sfondare sui social forum. Il paradosso di internet è che noi utenti siamo strani, ci sono dei giochi che coinvolgono tantissimo, intasandomi la posta di richieste per giocare, dal sottoscritto sempre negate, e poi improvvisamente cadono nell’oblio o diventano di nicchia solo per sparuti fanatici appassionati. La mia personale conclusione su questo Ice Bucket Challenge, è che le persone per un insano istinto di emulazione collettiva si fermino alla superficie del problema, il video con cui vengono ripresi nel compiere quello che nelle terme viene chiamato  doccia scozzese, per dare una definizione più terra terra. Il problema oggigiorno è che presi sempre di più dalla fretta vediamo solo la cornice, il gioco e non il quadro, la beneficenza. Nella vita per donare basta molto poco e la dimostrazione di questo gioco ne è la conferma ma per essere veramente solidali con i nostri simili occorre molto di più, cuore e passione
Favria, 29.08.2014   Giorgio Cortese

Un celebre adagio recita:”verba volant et scripta manent”, le parole, grazie al loro legame inscindibile con la cultura e con la mentalità dell’epoca in cui nascono, si diffondono e vengono usate, possono aiutarmi nel mio quotidiano percorso, ma sono anche molte volte il ricordo del tempo che fu, a quell’occassione che non ho colto nella quale si racchiude spesso il senso della mia umana esistenza.

Gli umani errori della storia
Tutti abbiamo commesso degli errori che ci hanno procurato dei danni nei rapporti con i nostri simili e dei danni economici, ma sicuramente non così grandi come quelli commessi da questi uomini d’affari, che non hanno saputo cogliere delle occasioni che per altri si sono rivelate delle miniere d’oro. Ma mi viene da pensare leggendo dei libri a quei errori che hanno cambiato il corso degli evento o procurati mancati faraonici guadagni.  Uno degli errori disattenzione che è costato caro è l’affondamento del Titanic. La cronaca dell’affondamento del Titanic comincia prima che la nave si scontri con l’iceberg.  Pare  che il vicecomandante venne sostituito sul ponte all’improvviso e si dimenticò di consegnare al suo sostituto le chiavi dell’armadietto del binocolo. Pensate che, nell’agosto del 1914, un treno pieno di soldati arrivò in una stazione di campagna inglese. Il facchino chiese alle truppe da dove venivano e fraintese la risposta “Ross-shire”, il nome di una contea scozzese, per “Russia!”. La notizia che si trattasse di truppe russe in viaggio verso il fronte occidentale arrivò alle spie tedesche che operavano in Inghilterra. La noizia venne trasmessa al comandante in capo delle truppe del II Reich, il generale Von Moltke. Presi dalla paura, i tedeschi tolsero due divisioni dalla battaglia della Marna per essere usate come riserve contro questo contingente russo, danneggiando l’avanzata su Parigi e avviando quella guerra di trincea che avrebbe portato alla sconfitta della Germania. Ancora adesso di discute su chi ha inventato il telefono, Meucci o Bell? Certo il telefono, prima fisso e adesso portatile, il cellulare, ha cambiato la vita a tutti noi. I soldi ottenuti dalla diffusione del brevetto li sia intascati tutti Bell. Eppure, vedendo la vicenda da un lato squisitamente economico, la vera vincitrice in questa disputa avrebbe dovuto essere la Western Union. Bell propose a William Orten, proprietario dell’azienda, la vendita del brevetto ma il poco lungimirante uomo d’affari rispose: “Questa invenzione non ha futuro, è soltanto un giocattolo elettrico inutile per la società.” Sono passati più di 100 anni da quel giorno e sui telefoni, purtroppo basiamo buona parte delle nostre relazioni  sociali. Nel 1979 quando Bill Gates era ancora soltanto un promettente giovane di 23 anni, l’uomo d’affari Ross Perott ebbe l’opportunità di acquistare Microsoft. Bill Gates chiese 40 milioni di dollari, Perott non intendeva rischiarne più di 6 milioni. Oggi Bill Gates, è l’uomo più ricco del mondo! Rimanendo in tema di internet, l’errore più grande è non capire che gli scenari cambiano in fretta, come capitò alla catena Blockbuster, vittima del proprio conservatorismo, distrutto dai concorrenti che si erano offerti di collaborare insieme solo qualche anno prima. Nel 2000 infatti Netflix, una ditta che si occupava di video on demand, offrì a Blockbuster uno scambio: essere pubblicizzati dalla allora famosa catena di negozi di noleggio film, in cambio di aiuto nel vendere il loro brand online. I manager di Blockbuster rifiutarono subito la collaborazione, e non capirono che lo sviluppo di internet stava portando all’affermazione della visione di film e video online a scapito del noleggio di videocassette e DVD. Blockbuster è fallita nel 2010, mentre Netflix è diventata il punto di riferimento negli USA per quanto riguarda il noleggio di DVD e videogiochi via internet, oltre che offrire un servizio di streaming online tramite abbonamento. Per finire una  decisione che portò all’autodistruzione fu quella dei vertici della W.T. Grant, una catena di negozi, che per aumentare il numero di clienti e di vendite decise di incentivare gli acquisti da parte dei consumatori offrendo loro credito. Ma allo stesso tempo i propri dipendenti capi-negozio che non raggiungevano la loro quota minima di vendite venivano sottoposti ad umiliazioni pubbliche, torte in faccia, schiacciare noccioline con il naso.  E così, per evitare queste umiliazioni, i capi negozio decisero di concedere credito a chiunque . In breve tempo l’azienda fu esposta per oltre 800 milioni di dollari per debiti che non potevano essere estinti e la W.T. fallì nel 1977. Questi episodi mi fanno riflettere che se il passato non può insegnare niente al presente, se i nostri nonni e genitori non ci hanno trasmesso nulla, allora stiamo sciupando una grande quantità di tempo.
Favria, 30.08.2014        Giorgio Cortese

Dovrei sempre strappare la cartina stradale quando mando qualcuno “a quel paese”, almeno sono sicuro che non ritrova più la strada per tornare.

Res gesate favriesi, Bando emanato il 31 agosto 1771
Questo Bando aveva come scopo di evitare una vendemmia prima della data stabilita,  ed il titolo frl Bando era il seguente:
Inibizione a Particolari possidenti beni nel Luogo e Territorio di Favria di Vendemmiare le loro uve prima del giorno otto ottobre.
L’Anno del Signore Millesettecentosettantuno alli trent’uno del mese di Agosto in Favria  Giudicialmente avanti il Signor Notaio Giò Domenico Vacha del Luogo di Barbania Podestà del medesimo di Favria deputato ed Convocatore Congregato lo Ordinario Consiglio del presunto Luogo precedente il solito suono della Campana nella persona delli Signori Matteo Cattaneo Sindaco,  Francesco Arrò, Domenico Tarizzo, Giuseppe Nizia Gio.Batta Caresio Consiglieri faccienti l’intiero e compito corpo del Consiglio i etto luogo, e L’Università del medesimo rappresentanti. Quali sovra Congregati riflettendo alli  continui e gravi abusi che in ogni anno nonostante alla proibizione e penali portate d a Bandi  Campestri succedono per l’intempestivo raccolto delle uve con sollevazioni da alcuni Particolari per il vindemiare contro ogni buon provvedimento del presente pubblico con danno di tutto il Territorio e dè Luoghi stessi  circonvicini, come pure nell’imbrattare le uve d’onde se ne impedisce un perfetta maturità e così per evadersi da tanti perniciosi pregiudizi e per assicurare in avvenire ed in ogni anno ulteriori tumulti per il raccoglimento delle suddette uve e per quello poter stabilire insino alla dovuta loro maturità mandano al Signor Causidico De Filippi Procuratore della presente Comunità di porgere  col presente atto unico lo opportuno Ricorso all’Eccelentissimo Real Senato per ottenere dal medesimo il dovuto provvedimento con proibizione a tutti li Particolari possidenti beni nel presente Territorio di più in avvenire poter imbrattare né raccogliere e vindemiare le loro uve sotto quelli penali, che  si formeranno d’imporle infra che venga deliberato e dato il permesso alla Comunità mentre  le poche penali imposte né suddetti Bandi Campestri non siano atte ad impedire a Particolari il volerne fare raccolta a capriccio  e testimonianze. Le quali sottoscritti in originale  Matteo Cattaneo Sindaco, Francesco Arrò Consigliere, Domenico Tarizzo Consigliere, Giuseppe Nizia Consigliere, Giò Battista Caresio Consigliere, Vacha Podestà (trattasi di Giovan Domenico Vacha di Barbania n.d.a.). E manualmente Michele Tarizzo Segretario
Favria, 31.08.2014    Giorgio Cortese

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