Tanti auguri….- La cura dell’anima. L’importanza della nostra storia. – Benvenuti 66 anni. – Giorno bisesto.. – Marzo. – Il maritozzo. – Vivere. – La macchina da scrivere…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Tanti auguri… Attenzione a intonare Tanti auguri a te a voce troppo alta: la

Warner/ Chappell Music potrebbe chiedervi i diritti d’autore. O meglio, essendo la proprietaria della melodia Happy Birthday to You, ne rivendica i diritti se utilizzata in programmi televisivi o film. La questione dei diritti in realtà è controversa quanto le origini del motivetto. Fu inventato nel 1893 da due maestre del Kentucky, le sorelle Hill, che cantavano, sulle note di quella melodia, Good morning to all ai loro bambini. Le due sorelle vendettero la musica alla Clayton Summy Company. Le parole di Happy Birthday to You furono invece pubblicate dall’editore Robert Coleman nel 1924: non si sa poi chi abbia messo insieme musica e testi. L’accoppiata ebbe però successo, tanto che Jessica Hill, sorella delle due maestre, ne rivendicò i diritti e vinse la causa. Quindi cedette il copyright alla Clayton Summy Company, poi acquisita dalla Warner, che nel 1935 pubblicò Happy birthday, con la melodia di Good Morning to All e il testo Happy Birthday to You.
Favria, 27.02.2028 Giorgio Cortese

Buona giornata. Penso che avrei bisogno di tre vite: una per sbagliare, una per correggere gli errori, una per riassaporare il tutto. Felice

La cura dell’anima. L’importanza della nostra storia

Docente: Daniela Graglia

mercoledì  28 febbraio 2024 ore 15,30 -17,00

Conferenze UNITRE’ di Cuorgnè presso ex chiesa della SS. Trinità –Via Milite Ignoto

Un viaggio transgenerazionale alla scoperta delle proprie radici e dei condizionamenti ricevuti. Un’analisi dell’inconscio collettivo fatto di cultura familiare, riti, abitudini.

Benvenuti 66 anni

Oggi è il fatidico giorno del  mio compleanno, giorno di festeggiamenti e di bilanci. Da una parte questo giorno sancisce ufficialmente il passare lento, continuo ed inesorabile del tempo. A volte temo l’incessante fluire del tempo. Lo temo perchè dentro di me sento come se il meglio l’avessi già vissuto e che d’ora in poi mi aspettano sempre meno cose belle, insomma è come se fossi sicuro che mi attende il peggio. Poi da inguaribile ottimista rifletto che il meglio deve ancora venire, sempre curioso su tutto e con tanta voglia di mettermi in gioco. La strategia migliore di questa vita è buttarsi. A volte dopo un momento di riflessione, altre volte direttamente con spirito di avventura. Il punto fermo attorno al quale ruota tutto, è il bisogno di scacciare l’umana paura che fa capolino tra le pieghe della vita quotidiana. Il più grande sbaglio nella vita è quello di avere sempre paura di sbagliare. La paura limita il nostro umano potenziale. Ogni giorno mi sforzo di diventare padrone di me stesso, sempre conservando lo stupore per tutto.   Sono contento di quello che ho e non rimpiango quello che mi manca, sono felice così, ma certo  mi piacerebbe avere  la macchina del tempo, per assistere al film della mia vita, con tutti i momenti salienti e le persone care che ho avuto.  Che dire, buon compleanno a me e buona vita a tutti Voi che mi avete letto, grazie.

Favria, 28.02.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Tanti auguri a me! Trova sempre un momento per farti felice, brinda, sorridi e non tenere il conto degli anni. Il tempo non si misura in numeri, ma in emozioni, e mi accontento di quello che ho, il resto vale poco. Felice  mercoledì.

Giorno bisesto.

L’anno bisestile, con il suo giorno extra ogni quattro anni, ha da sempre affascinato l’immaginario collettivo, attirandosi nel corso dei secoli sfumature culturali e credenze che ne fanno un periodo curioso e ricco di superstizioni. Molti lo considerano un anno sfortunato. “Anno bisesto anno funesto” ma anche “anno bisesto che passi presto”, “anno bisestile chi piange e chi stride” ma perché si dice così? In passato, per gli antichi romani, febbraio era il mese dedicato ai morti, il che probabilmente contribuisce a conferire al periodo una connotazione sinistra. Tuttavia, oltre a questa visione malinconica, alcune tradizioni popolari aggiungono un tocco di curiosità e folklore. In Irlanda, ad esempio, una tradizione insolita voleva che le donne potessero fare proposte di matrimonio solo il 29 febbraio. Un gesto coraggioso considerando che, in caso di rifiuto, l’uomo doveva comunque risarcire la donna con una moneta, un paio di guanti o addirittura un bacio. Una curiosità tutta francese è rappresentata dal quotidiano satirico Le Bougie du Sapeur, che esce solo il 29 febbraio dal 1980. Un’iniziativa peculiare, poiché i profitti derivati dalle vendite vanno interamente in beneficenza.  Alcuni importanti personaggi storici sono nati il 29 febbraio, tra cui Papa Paolo III e Gioacchino Rossini. In questi casi, la celebrazione del compleanno negli anni non bisestili slitta a scelta al 28 febbraio o al primo marzo. Esistono addirittura club esclusivi dedicati ai nati nell’anno bisestile. Il Club Mundial de los Bisiestos per esempio si raduna ogni quattro anni a San Sebastian, mentre negli Stati Uniti c’è l’Honor Society of Leap Year Day Babies. Si tratta di club che creano un senso di comunità tra coloro che condividono la rarità di nascere in un giorno così peculiare. Ma la vera sorpresa è il 30 di febbraio, istituito solo una volta, in Svezia, nel lontano 1712.

Favria, 29.02.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ci sono due modi per sentirsi soddisfatti. Uno è continuare ad accumulare sempre di più. L’altro è desiderare di meno. Felice

Marzo.

Il mese di Marzo è il terzo dei 12 mesi dell’anno secondo il calendario gregoriano ed è costituito da 31 giorni. Nel calendario romano, era chiamato martius, nome che derivava da Mars, ossia “Marte”, il dio della guerra, dei duelli e della raccolta primaverile a cui era dedicato questo mese che era anche il primo del calendario, gennaio e febbraio sono stati aggiunti in un secondo momento con la riforma di Numa Pompilio. La tradizione popolare riconosce marzo come un mese pazzerello in quanto non è raro che in questo periodo dell’anno vi sia un’alternanza di sole e di pioggia, che magari può sembrare fastidiosa per chi si trova all’aperto sprovvisto di ombrello o ha in programma qualcosa da fare all’aperto, ma è ideale per la campagna in quanto non fa altro che stimolare la vegetazione. Osservando il cielo si vede la Via Lattea invernale spostarsi sempre più verso occidente, mentre la comparsa a sud della costellazione del Leone annuncia l’approssimarsi della stagione primaverile. Benvenuto Marzo, mese di attesa, le cose che ignoriamo sono in cammino.

Favria, 1.03.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata, La primavera è il risveglio della terra. I venti di marzo sono gli sbadigli di prima mattina. Felice venerdì.

Il maritozzo.

Le future spose che abitavano nella Roma del Settecento, ricevevano dai fidanzati, il primo venerdì di marzo, che corrispondeva al nostro San Valentino, un dolce speciale. Il dolce poteva, in tali occasioni, celare al suo interno anche doni per l’amata come un anello o un piccolo gioiello. Le ragazze soprannominavano i loro donatori “maritozzi”:  a cui deriva l’origine del nome. Il dolce, un pane morbido con pinoli e uvetta, riprendeva una ricetta degli antichi Romani: pagnotte con miele e uva passa.

Favria,  2.03.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Marzo tinge, aprile dipinge. Felice sabato.

Vivere.

Non avete mai pensate che guardando ai giorni che supponiamo di avere davanti a noi,  oltre a pensare a ciò di cui vorremmo riempirli, pensassimo anche a ciò che vorremmo evitare nel tempo che si apre dinanzi a noi? È facile, in certi momenti, sentirsi chiedere: cosa farai di bello e di nuovo nei giorni che verranno? Inusuale è invece sentirsi dire: cosa eviteresti di fare? Rispondere a questa seconda domanda è molto più esigente. Non richiede soltanto una messa a punto delle proprie attese e delle visioni che si coltivano. Richiede la capacità di guardare con realismo a ciò che si è e a come ci si è andato costruendo, scegliendo giorno per giorno. Nella vita oltre a vivere è sempre necessario scegliere  Vivere è scegliere, questa ultima parola dal latino exeligere. A comporre questo termine latino concorrono la preposizione ex, da, e il verbo eligere, preferire, selezionare. Sicché ogni scelta è comunque una rinuncia a qualcosa per adottarne un’altra. Nella vita quotidiana se la scelta è fatta in maniera autentica, la scelta è sempre un atto di libertà e di responsabilità. Dante non esita a collocare quelli che rinunziano a operare delle scelte, gli ignavi, nell’antinferno perchè hanno sprecato l’occasione per capire chi sono e, soprattutto, hanno rinunziato a essere protagonisti nella costruzione della loro vita. Più drammatico è l’atteggiamento con il quale Kierkegaard affronta il tema della scelta. Per il filosofo danese diventa ciò che è in conseguenza delle sue scelte, che provocano angoscia profonda in ogni persona che si dibatte, per lo più, tra opposte possibilità e infiniti forse. La scelta allora obbliga a mettere da parte le astrazioni per farci approdare a qualcosa che abbia un senso, per noi comprensibile. E perché no? Che abbia utilità oltre che sensatezza. Senza comunque ridurci a essere la banale trama delle nostre infinite esperienze o la somma delle nostre scelte. Le scelte che siamo chiamati a fare e quelle per le quali di fatto optiamo contribuiscono, in maniera decisiva  ma non esclusiva, a formare la nostra  unicità. Quella che non smetteremo mai di costruire all’interno di condizioni aperte e che impedisce a chiunque, anche a noi stessi, di de-finirci in maniera irreversibile. È la sfida esaltante, ma anche tanto faticosa, che veniamo chiamati ad affrontare nei giorni che ci è dato di vivere. Per questo siamo disposti anche a ribaltare orientamenti presi o relazioni intessute, senso della nostra umana fragilità, si siamo simili al pane, quello che, solo quando è fresco e croccante, ha gusto e può essere facilmente spezzato per essere condiviso. Senza troppi sforzi.  Nella vita di ogni giorno l’accettare la sfida delle scelte ci fa pane fragrante e gustoso, per noi e per altri.

Favria, 3.03.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Alla fine della giornata la vita dovrebbe chiederci “Sei sicuro di voler salvare le modifiche?” Felice domenica

La macchina da scrivere.

In questi giorni sono entrato in un ufficio assicurativo e su di una scrivania faceva bella mostra una vecchia macchina da scrivere. E si, oggi la macchina  da scrivere è ormai caduta in disuso, lasciando spazio a computer e tablet per diventare con in quella da me osservata oggetto d’arredo. La macchina da o “per” scrivere, uno strumento diffuso nel secolo scorso che nell’Ottocento prese la sua veste tipica, con i tasti corrispondenti alle lettere dell’alfabeto e collegati a martelletti che le imprimono tramite un nastro inchiostrato sul foglio adagiato su un rullo. Fu l’inventore statunitense Christopher Latham Sholes, nel 1868, a brevettare un rivoluzionario modello con tastiera QWERTY, nome derivante dalla disposizione dei tasti delle prime sei lettere in alto a sinistra, analoga a quella attuale dei nostri computer. Fu ideata per facilitare la scrittura a due mani, distanziando opportunamente tra loro alcuni tasti. Il modello, immesso sul mercato nel 1874, si chiamava Sholes and Glidden, o Remington 1. Seguirono macchine sempre più evolute, ma prima di scoprirne gli sviluppi è interessante ripercorrere la loro storia fin dai prototipi.  Tra i pionieri della scrittura meccanica vi fu Francesco Rampazetto, tipografo attivo a Venezia che nel 1575 realizzò un telaio di legno con fissate assicelle mobili dotate di punte metalliche: queste, sfregando la carta, vi incidevano le lettere. Il congegno era pensato per i non vedenti, come altri strumenti simili nati in seguito, tra cui un marchingegno ideato nel 1802 dal conte Agostino Fantoni da Fivizzano e perfezionato dall’inventore Pellegrino Turri. I progetti sono andati perduti, ma sappiamo che sfruttava la carta carbone, o “copiativa”, sottilissima e con un lato inchiostrato, di cui lo stesso Turri è accreditato come inventore. Nel 1827 l’ingegnere Pietro Conti presentò invece il suo “tacheografo”, che imprimeva i caratteri alfabetici su carta tramite punzoni inchiostrati fissati a una tavoletta, mentre l’americano William Austin Burt realizzò nel 1829 il Typographer, scatola di legno con una bacchetta mobile, simile a quella di un giradischi, su cui fissare aghi e azionabile da una leva. Verso la metà del XIX secolo, un passo in avanti fu compiuto da Giuseppe Ravizza, padre del “cembalo scrivano”: come lo strumento musicale, aveva tasti bianchi e neri associati alle lettere in ordine alfabetico, impresse sul foglio grazie a un sistema di fili e bacchette d’ottone . Nel primo modello, del 1846 ma brevettato nel 1855, i fogli non erano leggibili durante la scrittura, essendo disposti in orizzontale e celati dagli ingranaggi; poi si passò a una variante verticale.  Strumenti simili furono creati dall’artigiano austriaco Peter Mitterhofer, mentre in Danimarca Rasmus Malling-Hansen stupì con una macchina dal design sferico. Presentata nel 1865, ma perfezionata fino al 1878, la “Hansen writing ball” era una palla di ottone su cui, a raggiera, erano disposti 52 tasti associati a lettere, numeri e altri segni grafici. A sorreggerla, un telaio metallico con alloggio ricurvo per i fogli, su cui battevano le bacchette collegate ai tasti. La svolta giunse però dall’America, grazie a Christopher Sholes e alla sua macchina con tastiera basata sulla disposizone QWERTY, del 1868. I diritti su questo progetto, elaborato da Sholes con altri colleghi tra cui Carlos Glidden, furono acquisiti nel 1873 dall’azienda E. Remington & Sons, produttrice di armi, che l’anno dopo mise in vendita la sua prima macchina da scrivere. I modelli concorrenti si ispirarono a loro volta alla Remington, imitandone la tastiera e il rullo per i fogli, fissato a un carrello che scattava lateralmente a ogni battuta, per lasciare spazio alla digitazione seguente. Sempre la Remington, con il Modello 2, introdusse nel 1878 il tasto “shift”, tuttora presente nei Pc, per modificare i caratteri da minuscoli a maiuscoli. Poi, nel 1886, giunse il nastro inchiostratore a doppio colore, brevettato da George K. Anderson, da porre tra martelletti e foglio al posto della carta carbone, e nel 1899 apparve il primo apparecchio elettrico funzionante, dello statunitense Thaddeus Cahill, in cui i movimenti di tasti, carrello e nastro erano supportati da un elettromagnete, così da favorire la velocità di scrittura e alleggerire la pressione delle dita.  Nel XX secolo le macchine da scrivere vissero il loro boom a partire dalla Underwood Number 5, lanciata nel 1900 dalla statunitense Underwood Typewriter, che offriva il meglio di ogni macchina prodotta fino ad allora. A consolidarne il successo fu lo sviluppo di versioni portatili, con corpo schiacciato, leggere e riponibili in valigetta. La prima, la Blick, risaliva al 1892, a brevettarla fu George Canfield Blickensderfer, da cui il nome, e consisteva in un tastierino, simile a una mano metallica, da adagiare sui fogli. Era invece una macchina completa di tutto la Olivetti MP1, efficiente portatile lanciata nel 1932 dalla nota azienda italiana e seguita da altri modelli celebri, come la Lettera 22, nata nel 1950, oggi al MoMA di New York, poi la  sua eredità fu raccolta nel 1963 dalla Lettera 32. Nel 1961 l’azienda americana Ibm lanciò la Selectric, macchina elettrica con una testina rotante sferica, simile a una palla da golf, su cui erano fissati i caratteri. Nel 1984, con i modelli Wheelwriter, Ibm offrirà anche la possibilità di stampare i fogli anziché inchiostrarli con le testine. Ma le  componenti elettroniche stavano prendendo il sopravvento, segnando la fine di un pezzo di storia della scrittura e lasciando la macchina da scrivere vista in quell’ufficio un relitto del passato superato oramai dalla rivoluzione di internet in corso.

Favria, 4.03.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Le persone negative hanno sempre un problema per ogni soluzione. Felice lunedì.

Il sangue è una vita, Condividilo! Il sangue viene rigenerato dopo pochi mesi, ma la vita no, per favore dona il tuo sangue. Vi invitiamo a donare il sangue per una ragione che si chiama vita.  vita. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA VENERDI’ 29 MARZO  2024, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parola e divulgate il messaggio