valle Soana: una diga nella valle fantastica, sognando “Ingria beach” a cura di Marino Pasqualone

VALLE SOANA –  In un sabato di aprile, caratterizzato da un clima tutt’altro che primaverile, siamo

siamo scesi fin sulle sponde della Soana al “Pont dle Falétè” per vedere da vicino i luoghi in cui, se l’idea lanciata dall’Unione Montana Valli Orco e Soana si dovesse concretizzare, potrebbe in futuro sorgere la nuova diga, e la relativa centrale idroelettrica, della valle Soana.

Dalla borgata ancora pontese del Frailino, oggi in stato di semi-abbandono, dove in una casa ormai fatiscente lungo la provinciale della val Soana ancora occhieggia un dipinto in disfacimento ed un’antica scritta “Cantina dei Passeggeri”, a ricordo dei tempi in cui anche questi luoghi erano densamente abitati e frequentati, percorriamo l’ampia mulattiera che scende ripida alle due già esistenti centrali idroelettriche che sfruttano per caduta le acque dei torrenti Soana e Verdassa ed all’ardito ponte sulla Soana, da cui poi il sentiero si inerpica sulle pendici del Monte Bettassa verso le numerose borgate di Ingria situate nel vallone di Verdassa o Codebiòl.

A monte del ponte pedonale, che supera a notevole altezza le acque (al momento scarse) del torrente Soana, si apre un tratto di valle incassato e costellato di rupi incombenti e di boschi in gran parte di castagni, un tempo terrazzati ma oggi ridiventati selvaggi, mentre cento metri di dislivello più in alto occhieggiano sullo sfondo le case di Belvedere di Ingria e la strada provinciale che sale verso Ronco e Valprato.

Se, come si ipotizza al momento, la diga sarà realizzata proprio nei pressi del ponte della mulattiera per Codebiòl, l’invaso artificiale potrebbe dunque espandersi a monte senza incontrare borgate ancora abitate almeno fin quasi al sovrastante ponte pedonale del “Viret”, completamente ricostruito in modo imponente dopo le alluvioni del 1993 e 2000, dove passa il sentiero che conduce alla frazione Mombianco di Ingria: sulla carta tra i due ponti c’è un dislivello di almeno 70 metri, e questa potrebbe dunque essere l’altezza massima del nuovo sbarramento.

Si tratta solo di ipotesi, ovviamente, che andranno attentamente verificate sotto tutti i punti di vista, in particolar modo geologico e di stabilità dei versanti prospicienti l’invaso, ma che, soprattutto ad Ingria, già fanno sognare un possibile sfruttamento anche dal punto di vista turistico del nuovo bacino artificiale della val Soana, con bar, hotel e ristoranti vista lago e magari anche barche e pedalò pronti a solcarne le placide acque.

Anche se, và detto, in quel punto la valle scorre piuttosto incassata un centinaio di metri sotto la strada provinciale, e le ripide sponde del nuovo possibile lago non sembrano prestarsi più di tanto ad un facile accesso, mentre è già sicuro invece che, con la costruzione della diga, finirà sul nascere l’utilizzo del torrente Soana come palcoscenico degli appassionati della canoa, essendo uno dei sempre più rari corsi d’acqua italiani ancora non regimato da dighe o sbarramenti di rilievo.

Resta inoltre ancora da chiarire quale sarà il destino della decina di centrali e centraline idroelettriche già presenti sul territorio della valle, e di quanto potrà o meno influire sul loro funzionamento l’eventuale costruzione del nuovo invaso.

Ma sono tutte domande a cui dovrà rispondere lo studio di fattibilità ora deciso dall’Unione Montana Valli Orco e Soana, mentre anche sui social è già partito l’inevitabile dibattito sui pro ed i contro del progetto, (che peraltro ancora tale non è),  tra una per ora sparuta minoranza che si pone dubbi sul suo impatto ambientale e chi invece già pensa ai posti di lavoro legati soprattutto alla sua costruzione, e magari già sogna una fila di sdraio ed i pontili sul lago di una futuristica “Ingria beach”.
( da IL RISVEGLIO POPOLARE del 22 aprile 2021 )                                                                                                         Marino  Pasqualone