Da Napoleone a Putin, il bonapartismo. – FIDASAUGURI! – L’ineguagliabile Giuseppe! – Imposte e tasse! – Raglan. – Siate generosi! – Chi fermerà la musica? – Donazioni mese di Dicembre, Canavese zona 2 Fidas…. LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Da Napoleone a Putin, il bonapartismo
La categoria di bonapartismo è stata usata, dalla morte di Napoleone in poi, per spiegare e

identificare momenti politici particolari, di eccezione o di crisi. Essa si è spesso intrecciata, ma ne ha preso poi decisamente il posto, con quella di cesarismo. In sintesi sarebbero bonapartisti i regimi di potere personale autoritario con un forte fondamento plebiscitario. La storia di questa categoria, naturalmente, è complicata e contraddittoria, abbraccia gli anni Venti e Trenta dell’Ottocento in un’ottica romantica e democratica, che viene vissuta come tale soprattutto in Italia e Polonia, mentre in Spagna, Olanda e Svizzera è sinonimo di tirannia. Successivamente in Francia, con la presa del potere di Luigi Napoleone, il nipote, che diventa Napoleone III e fonda il Secondo Impero, a metà del secolo, che essa s’impone nel suo significato più moderno. Questo fa dire a Karl Marx indicando Napoleone III un esempio della storia che si ripete due volte, e la seconda come una farsa,, nello scritto Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, definendo il regime bonapartista quale simbolo di un equilibrio tra le classi e, al tempo stesso, della crescente autonomia del potere esecutivo, che si rende indipendente sia dallo Stato sia dalla società. Nella seconda metà dell’Ottocento, comunque, permane un’ambiguità nel giudicare l’autoritarismo rivoluzionario che intende riportare ordine e legge, grazie a un carisma personale, di cui i due Napoleoni sono l’incarnazione, anche se in maniera ben diversa, ma anche a quell’appello al popolo che viene sancito proprio nell’articolo 5 della Costituzione del gennaio 1852. E poco importa se è previsto da parte di un presidente della Repubblica che si incoronerà poco dopo Imperatore. Nella storia francese sono diversi i momenti politici in cui viene individuata una forma di bonapartismo, dal boulangismo, il generale Georges Boulanger, che ipotizza un colpo di Stato nel 1889 al gollismo, il generale Charles de Gaulle che fa l’appello nazionale il 18 giugno 1940 per continuare a combattere la Germania o che nel giugno 1958 ottiene i pieni poteri dall’Assemblea nazionale, modifica la Costituzione e inaugura la Quinta Repubblica. Ma non manca chi vede nel bonapartismo un’anticipazione francese del fascismo, come ebbe a scrivere il pensatore liberale Raymond Aron nell’agosto 1943 su La France Libre. Anche se continua il confronto storico che accoppia Napoleone I ai grandi tiranni del Novecento, Stalin e Hitler compresi, il richiamo al bonapartismo suggerisce che non si tratti di una semplice ditatura, anche se spesso è presente con forza un elemento militare, ma di un regime che trova una legittimazione plebiscitaria, legata a un populismo demagogico non disgiunto da interessi sociali. Il bonapartismo è al tempo stesso il sintomo e il risultato di una crisi della democrazia (o del liberalismo) e del regime parlamentare, a cui un personaggio carismatico risponde con la forza del consenso plebiscitario e del controllo militare. Gli studi politologici hanno in genere connesso il bonapartismo alla storia occidentale, ma le vicende del Novecento possono suggerire che è stato invece altrove che esso ha trovato una propria manifestazione, naturalmente declinata con le caratteristiche di tradizioni diverse. E l’esempio forse più calzante lo troviamo al termine della Prima guerra mondiale, in una delle potenze sconfitte, l’Impero ottomano. Qui, di fronte alle misure punitive dei trattati di pace e all’appoggio anglo-francese a uno smembramento territoriale, il generale Mustafa Kemal, eroe della battaglia di Gallipoli vinta sui britannici nel 1915 e leader del nazionalismo turco, guida un governo provvisorio e un esercito capace di sconfiggere non soltanto le truppe greche, ma le pressioni occidentali. La creazione della Repubblica di Turchia con il nome di Kemal Ataturk, al di là del passaggio opposto a quello bonapartista, dall’Impero alla Repubblica invece che il contrario, si caratterizza proprio per un consenso plebiscitario ripetuto, fondato sulla maggioranza dei cittadini turchi e sulla penalizzazione degli altri, sull’intreccio tra potere militare e civile, sulla spinta autoritaria alla modernizzazione che agli occhi di molti osservatori assimila il regime di Atatürk al fascismo italiano. Un’altra figura che di può collegare al bonapartismo è quella di Gamal Abdel Nasser, tenente colonnello alla guida del colpo di Stato dei liberi ufficiali in Egitto nel 1952 e due anni dopo nominato primo ministro, artefice della nazionalizzazione del Canale di Suez e di una nuova Costituzione. La sua legittimazione avviene sulla base del presunto orientamento socialista, mostrando, nel confronto con Ataturk, come fascismo e socialismo fossero entrambi possibilità insite nella logica di regimi bonapartisti. In questo caso, come del resto in quello turco, manca la crisi di un regime liberale e il bonapartismo si manifesta sostanzialmente come potere personale autoritario e paternalista, fortemente legittimato dal consenso popolare, che in questi casi si manifesta in gran parte sul versante internazionale, come capacità di contrastare il colonialismo occidentale. Un episodio che avrebbe potuto riproporre In qualche modo il bonapartismo in Europa è costituito dalla rivoluzione dei garofani in Portogallo nel 1974, un colpo di Stato militare senza violenza organizzato dal Movimento delle forze armate, formato da ufficiali progressisti. Il generale Otelo de Carvalho, l’unico dotato di un carisma notevole e di capacità politiche oltre che militari, sceglie però la fedeltà alla logica della transizione alla democrazia, che non può prevedere una sua messa in mora prima ancora che si sia stabilizzata. Un bonapartismo che sembra seguire quello francese dell’Ottocento, più forse quello più simile ad una buffonata di Napoleone III che non quello violento di Napoleone I, anche se i sudditi potrebbero non essere d’accordo è rappresentato dall’ascesa al potere di Vladimir Putin in Russia. Eletto presidente nel 2000, dopo le improvvise dimissioni alla fine del 1999 di Boris Eltsin, del quale era stato per alcuni mesi primo ministro, Putin costruisce a tappe successive il regime bonapartista, puntando molto sull’aspetto simbolico della propria potenza e grandeur, propagandata da un regime che si caratterizza per l’ultranazionalismo, la forte centralizzazione statale, l’avventurismo militare l’annessione territoriale, la creazione di un partito di regime e di un forte movimento giovanile. Putin sembra incarnare il leader di un esecutivo indipendente che vuole porre sullo stesso piano le classi sociali, valutandole per il loro rapporto e sottomissione al potere e offrendo una stabilità politica, creando un accordo con gli oligarchi disposti ad appoggiarlo e combattendo ferocemente chi di loro gli si oppone, costruendo una nuova narrazione nazionale, un nuovo accordo con la Chiesa ortodossa, una nuova memoria collettiva fondata sull’orgoglio identitario. A distanza di due secoli può apparire paradossale che proprio a Mosca, dove Napoleone I conobbe l’inizio della sconfitta del suo sistema di dominio, si sia solidamente costituito un potere bonapartista.
Favria,  23.11.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Una volta per mantenere la coscienza pulita si evitava di usarla, oggigiorno si usa quella degli altri. Felice martedì.

FIDASAUGURI!

Grazie donatori del generoso gesto di solidarietà umana in questo anno Ti aspettiamo sabato 11 dicembre presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria dalle ore 15,00 alle ore 19,00 per chi ha donato nel 2021 consegna panettone e calendario 2021. Ti comunico inoltre che verranno indette nello stesso pomeriggio elezioni per il nuovo Direttivo per gli anni 2022- 2025. Per info o Tua candidatura cell.333 171 48 27. Purtroppo causa pandemia Ti chiedo confermare tua presenza è orario di passaggio per evitare assembramenti.

Grazie Ti aspettiamo e auguri di buon Natale e Felice  Anno Nuovo.

L’ineguagliabile Giuseppe!

L’amico Fervido mi ha raccontato questa storia vera che per privacy  ho cambiato i nomi dei protagonisti iniziando dal nome di Giuseppe per nascondere l’origine della persona che con il suo vero nome sarebbe subito individuato, una persona che per anni ha vissuto ai margini della società come un barbone. La storia inizia tanti anni addietro quando Giuseppe, il protagonista della storia che vive di stenti, accontentandosi di piccoli lavori saltuari, mangiando nelle mense per i poveri e dormendo dove può. Ma ecco che un giorno incontra Mario, altro nome di fantasia, titolare di una piccola ma avviata impresa, con diversi dipendenti e che vive in una bella villa con la moglie e i suoi tre figli. L’incontro casuale avviene quando un giorno Giuseppe va a bussare alla porta di Mario per chiedere un poco di pane per mangiare. Il guardiano della villa dove abita Mario vorrebbe mandarlo via, ma proprio in quel momento arriva Mario dal lavoro e nota nel comportamento di Giuseppe, il baluginare dei suoi occhi la voglia di riscatto e vuole dargli una possibilità. Lo assume, nonostante le proteste della moglie e dei famigliari come giardiniere. Giuseppe lavora alacremente   lasciando ammirata   l’intera famiglia di Mario per l’egregio lavoro svolto. Passando diversi lustri, nel frattempo Giuseppe inizia a investire in borsa i piccoli risparmi che ha fatto lavorando come giardiniere e con intuito accresce   enormemente il suo patrimonio, perché Giuseppe, viveva da barbone nel Patrio stivale, ma aveva studiato economia nel suo paese natale che poi aveva dovuto abbandonare per i problemi legati al dispotico regime fondamentalista che si era instaurato. Nel frattempo esplode la crisi legata alla pandemia e gli investimenti in borsa fatti da Mario, crollano rapidamente e la sua azienda che lavorava nel settore della ristorazione rimane pressoché  ferma. Mario è disperato pensando che oltre ai suoi problemi economici dovrà lasciare a casa e senza stipendio i dipendenti e affamare le loro famiglie. Le banche non vogliono concedere ulteriori finanziamenti anzi incominciano a chiedere il rientro immediato delle somme a suo tempo imprestate, ma Mario per salvarli ha bisogno di liquidi per acquisire una grossa commessa di lavoro che gli permetterebbe di diversificare la sua attività e salvare se stesso, la sua azienda e il lavoro dei dipendenti. Ecco che interviene Giuseppe che con i soldi guadagnati in quei anni li mette a garanzia dei finanziamenti  per aiutare il suo datore di lavoro. Mario rimane sbigottito da come Giuseppe da barbone in pochi lustri, lavorando e diciamolo e con il fiuto negli affari di borsa abbia accumulato un tale patrimonio. Il finale è che Mario ha capito che fare il bene è la vera felicità di cui il cuore umano può godere nella vita di ogni giorno  e che siamo colpevoli  di tutto il bene che non abbiamo fatto.

Favria, 24.11.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Sono cresciuto in mezzo ai libri, facendomi amici invisibili tra le pagine polverose di cui ancora serbo la fragranza nell’animo. Felice mercoledì

Imposte e tasse!

Oggi l’imposta sul reddito è per molti stati una delle principali fonti di finanziamento.A livello generale se ne riconosce la necessità per un corretto funzionamento dei servizi pubblici, ma questo non significa che non sia oggetto di discussione. La parola “imposta” veicola già un’idea obbligo e sottomissione.In origine le tasse e imposte nacquero come risposta ad una emergenza. All’inizio del 1798 il Regno Unito era l’unica potenza ancora in guerra contro la Francia rivoluzionaria. Per fare fronte alle enormi spese militari e riuscire a cambiare il corso del conflitto il primo ministro britannico William Pitt, il più giovane ad avere mai ricoperto quella carica, cercò un modo di aumentare le entrate.Nel novembre del 1797 Pitt espresse l’intenzione di triplicare i tributi degli anni precedenti tassando i beni di lusso,proprietà come cavalli, carrozze, orologi o servitori. Pitt era consapevole delle polemiche che una tale misura avrebbe suscitato: “Il piano dovrebbe essere diffuso il più ampiamente possibile; dovrebbe essere regolato nel modo più giusto ed equo, senza che sia necessario indagare sulle proprietà perché i costumi, i modi e le aspirazioni del popolo troverebbero questa pratica odiosa e vessatoria”. Il primo ministro era convinto che la necessità di difendersi dal nemico sarebbe stata una ragione sufficiente a giustificare la tassa, ma trovò una forte opposizione in parlamento. La sua proposta fu considerata addirittura mostruosa, e l’appello al patriottismo e il rischio di bancarotta dello stato portarono all’approvazione della cosiddetta “tassa tripla” il 12 gennaio 1978. Non ci deve sorprende quindi che i primi tentativi d’introdurre questo tributo suscitassero numerose critiche, come quella dello scrittore e politico Thomas Paine che scriveva al riguardo: “Quello che prima era un saccheggio, poi ha assunto l’elegante nome di tassazione”. Di fronte al malcontento popolare Pitt cercò delle alternative fiscali più in linea con la capacità economica dei contribuenti e decise di tassare tutti i proventi indipendente dalla loro fonte.Il risultato fu che il 9 gennaio 1799 il parlamento britannico approvò l’imposta sul reddito. Si trattava di una tassa progressiva che poteva arrivare al dieci per cento sui redditi superiori a 200 sterline e da cui però erano esentati quelli inferiori a 60 sterline. Erano previste anche delle riduzioni per i contribuenti, per esempio in base al numero di bambini minori di sei anni che le famiglie avevano a carico. Alla fine la tassa non produsse l’effetto sperato e ottenne solo due dei quattro milioni e mezzo di sterline previsti. Sebbene compensato dai contributi volontari alla guerra, quel fallimento spinse il primo ministro ad abbandonare la sua idea iniziale e spianò la strada alla tassazione diretta del reddito. Infatti l’imposta restò in vigore solo fino alla firma del trattato di Amiens, che nel 1802 pose fine alla guerra con la Francia. Le ostilità però ripresero appena un anno dopo e il successore di Pitt, Henry Addington, vi fece nuovamente riscorsoevitando comunque in tutti i modi di chiamarla “imposta sul reddito”. Le condizioni di salute del tesoro britannico migliorarono notevolmente, non senza difficoltà,  e poco a poco il sistema fiscale inglese iniziò a essere studiato nel resto d’Europa. Ma alla fine delle guerre napoleoniche riemersero con forza le voci contrarie al tributo che venne abolito nel 1816. La tassazione sul reddito non tornò a concretizzarsi fino al 1842 con l’Income Tax Act di Robert Peel, che voleva provare a risanare un crescente  deficit di bilancio, e da quel momento cominciò a diffondersi. Nel 1862 Lincoln la introdusse negli Stati Uniti per sostenere i costi della guerra civile e,  nel 1864 arrivò nell’Italia da poco unificata. In Francia nel 1872 fu approvata l’imposta sui valori immobiliari, ma quella sul reddito venne introdotta solo nel 1914, all’inizio della Prima Guerra Mondiale.

Favria,  25.11.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita l’importante non è quanto abbiamo, ma quanto lo apprezziamo, che ci rende felici nell’animo. Felice giovedì.

Raglan.

Il raglan è una sorta di p con attaccatura obliqua delle maniche. Il nome deriva dal generale inglese Lord Fitzroy Somerset Raglan comandante dell’armata  britannica durante la guerra di Crime dove avevano partecipato anche il  Regno di Sardegna. Questo generale indossava questo tipo di mantello dopo aver perso un braccio nella Battaglia di Waterloo,  si fece realizzare giacche apposite per continuare a portare la giacca in battaglia ed utilizzare la sciabola con l’altra mano senza avere l’impedimento della manica in disuso pendente sull’altro lato e in più mascherando il difetto nelle occasioni quotidiane, dando l’impressione che la mano fosse inserita all’interno della giacca.  Il generale Raglan mori a causa di un’infezione di colera il 29 giugno 1855 a Sebastopoli.  Questo tipo di abbigliamento incontrò il favore dei militari, il raglan da allora  ha iniziato ad essere attivamente utilizzato dai militari poi come abbigliamento civile.

Favria, 26.11.2021   Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere! Felice venerdì

Siate generosi!

Alla vigilia domani della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è opportuno chiedersi se le motivazioni a donare cibo per i più poveri abbiano subito dei  cambiamenti rispetto a quando questo gesto costituiva una novità. Tante cose sono successe in questi anni, in pratica è cambiata la società. Se ci limitiamo ad analizzare questi ultimi anni, complice la pandemia possiamo vedere quanto la crisi economica abbia inciso sui comportamenti collettivi: i consumi sono si ridotti al lumicino, i poveri sono aumentati. Contemporaneamente le iniziative di solidarietà sono centuplicate e ciò può aver determinato nella gente assuefazione e fastidio per le continue sollecitazioni di cui è fatta oggetto.  Oggi l’aiuto alimentare può diventare l’occasione per favorire una dinamica di rinascita personale e sociale attraverso Banco Alimentare. Con questa raccolta si realizza un doppio recupero dello scarto: il cibo scartato e recuperato, diviene strumento per recuperare tante persone messe ai margini della società. Vi aspettiamo numerosi Favria al CONAD e CRAI e, mi raccomando….siate generosi

Favria, 27.11.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. La gentilezza delle parole crea fiducia. Il garbo nei pensieri crea profondità, ma la disponibilità nel donare crea amore. Felice sabato!

Chi fermerà la musica?

Cantavano i Pooh:” Chi fermerà la musica?”.  E’ si la musica è più forte della pandemia e risorge con la Filarmonica Favriese, perché la musica continua a fluire nelle case, nei vicoli, nelle vene di ognuno di noi, e adesso anche con la Filarmonica Favriese per il concerto di S. Cecilia.

Favria, 28.11.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita ciò che non si può dire e che non si può tacere,  si può esprimere solo con la musica. W i Filarmonici di Favria, auguri per S. Cecilia. Buona domenica.

Donazioni mese di Dicembre, Canavese zona 2 Fidas

A dicembre tutto ciò che non viene donato va perduto a volte un piccolo dono, come la Tua sacca di sangue produce grandi effetti.

Locana, giovedì 2 dicembre

Forno, domenica 5 dicembre

Rivarolo, lunedì 6 dicembre

Pont C.se, sabato 11 dicembre

Valperga, domenica 12 dicembre

Pont C.se, lunedì 13 dicembre

Varisella, mercoledì 15 dicembre

Rivarolo venerdì 17 dicembre

Bosconero, domenica  19 dicembre

Ozegna, lunedì 20 dicembre

San Giusto, mercoledì, 29 dicembre

Agliè’  331-3539783

Barbania / Front  347-9033496

Bosconero 011-9889011 e 338-7666088

Ciriè   340-7037457

Corio   348-7987945

Favria   333-1714827

Feletto  339-1417632

Forno Canavese _ 338-8946068

Levone  340-0675250

Locana  349-6623516

Lombardore / Rivarossa   333-3310893

Montanaro  377-7080944

Ozegna  334 7717626

Pont  333-8937412

Rivara  339-6339884

Rivarolo Canavese  348-9308675 e 347-4127317

San Giusto Canavese   377-1213021

Valperga / Salassa / Pertusio  347-5821598

Varisella / Vallo  333-9584743 

Favria, 29.11.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il nostro tempo ogni giorno  è limitato, quindi non sprechiamolo. Felice lunedì.