Non devo essere in collera con la pioggia…- Tànghero e tanghèro! – Il cervello bugiardo – Scripta manent, l’ultimo giorno con l’ora solare. – #JesuisBardo! -Seduzione velata – Storia dell’Uovo di Pasqua…di Giorgio Cortese.

Nel mondo ci sono milioni quelli che desiderano l’immortalità, e poi non sanno che fare la domenica pomeriggio se piove. La pioggia verso sera inganna, sembra solo acqua ed invece è ricordo.

Non devo essere in collera con la pioggia…
Questa mattina il sole ha deciso di riposarsi, e cade una dolce e leggera pioggia che accarezza i campi, e diffonde la fragranza della terra. Mi sembra quasi che la pioggia in questo inizio di primavera picchiettando con le lunghe dita a goccia stia facendo il solletico alla terra. E la terra finge ancora di dormire perché è deliziosa questa carezza leggera, ma quando si sveglierà, aprirà gli occhi ai fiori dei campi e nei giardini e resterà solo l’effluvio della terra bagnata, i fiori che fioriranno saranno delle poesie scritte con la pioggia, dediche del cielo alla terra. Pioggia, oggi Ti sento cadere e rotolarmi addosso, pioggia leggera che scivoli sui vetri delle auto che anche oggi sono incolonnate sulle varie strade che si dipanano come gomitoli, esattamente come ieri, mi pare che la pioggia scriva sui vetri come un bambino sdraiato sulla sua pagina, con linee oblique e lente, diligenti. Una soffice grigia coperta malinconica avvolge il paesaggio ed io mi lascio coccolare abbandonato a questa piacevole malinconia. Piove, e se fosse giovedì dire oggi è piovedì, e penso che perfino la primavera è riuscita a fare ciò che la maggior parte di noi fallisce ogni giorno, quella di non essere banale. Certi anni ci sono delle tenui piogge primaverili in cui il cielo sembra piangere di gioia e in queste lunghe giornate di pioggia, anche gli istanti sembrano stanchi, scorrono con lentezza quasi a sussurrare al mondo la loro tristezza e c’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo. Oggi, quando pioveva, la pioggia mi pareva bisbigliante, morbida, insomma primaverile. Mormorava, sussurrava,, raccontava qualcosa scivolando sul vetro, gocciando dalle grondaie, fondendosi sull’asfalto. Era come uno sfregamento, come il rumore di una foglio quando viene stropicciato. Se la pioggia non avesse una prima goccia, non esisterebbe. Ma se la prima goccia non avesse seguito, sarebbe ignorata da tutti. Alcuni dicono che la pioggia è brutta, altri affermano che la pioggia è senza scopo e altri dicono che è piena di ricordi e desideri, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime di gioia, ed io amo la pioggia, lava via le memorie dai percorsi della mia vita quotidiana.. Certo piove sul giusto e piove anche sull’ingiusto, ma attenzione, sul giusto di più, perché l’ingiusto ci ruba l’ombrello. Cerchiamo di smetterla di prendercela con il meteo se annuncia pioggia, se nel fine settimana farà brutto, non succede tutti gli anni di poter organizzare un pic-nic in salotto vicino ai termosifoni accesi. In fondo un giorno di pioggia non è una brutta giornata è solo una giornata in cui devo vestirmi adeguatamente per uscire. Oppure è solo una giornata, se sono a casa, per dedicarmi ad una bella lettura. Quando sono triste indosso la pioggia, perché possa farmi compagnia, per qualche istante anche il cielo è parte di me, ma nutro sempre nel mio animo la speranza che anche quando il cielo è coperto, il sole non è scomparso, e ancora lì dall’altra parte delle nuvole, non può piovere per sempre ed il sole dopo la pioggia è molto più bello del sole prima della pioggia. E allora non devo essere in collera con la pioggia, semplicemente non sa come cadere verso l’alto.
Favria, 24.03.2015 Giorgio Cortese

Il Diavolo è la goccia di pioggia che mi cade tra collo e giacca. Quella che mi fa imprecare mentre scende lentamente sulla schiena

Tànghero e tanghèro!
All’apparenza, tànghero e tanghèro, sembrano due parole quasi uguali. Tànghero, deriva dal tardo latino tanganum, che poi si è trasformato nell’antico francese tangre, ostinato. Dovrebbe derivare da una parola germanica Tanh, tenere saldo, affine alla voce tac, da dove deriva il lemma antico olandese tanghe, o antico tedesco zangar, ostinato olandese, attaccare. Insomma persona grossolana, rustica, goffa o villana; è parola usata soprattutto come epiteto offensivo. Nella seconda, tanghèro, adattamento dello spagnolo tanguero, è il ballerino di tango, e in generale tanghèro significa ciò che è relativo al tango. Insomma, quando su una locandina si legge “serata tanghera” vuol dire che si ballerà il tango, non che ci si prenderà a sgabellate. Ritengo che sia molto curioso come nella medesima forma vengano a confluire due immagini così stridenti: da un lato il goffo screanzato, dall’altro il ballerino aggraziato e appassionato. Tornando al tànghero, sinonimo persona goffa e villana, personalmente a loro preferisco o malvagi, almeno quelli ogni tanto riposano. Conosco personalmente di questi villani che riesco a battere il loro primato di stupidità ogni giorno ed il bello che si trovano con altri della loro stessa forza, aumentando il quoziente di inutilità. Personalmente, per divertimento, quando posso, cerco di passare imbecille ai loro occhi, questa è una finezza da buongustaio della vita. Ma il più delle volte di fronte ai villani per evitare di essere sopraffatto dalla loro esperienza nel campo evito qualsiasi conversazione con loro
Favria, 27.03.2015 Giorgio Cortese

L’unico modo per fare tacere la gente che mormora è quello di sorridere e attuare l’allegria

Il cervello bugiardo
Quando mi guardo allo specchio mi vedo in un modo diverso, quando mi guardo in foto mi vedo un po’ diverso e se mi osservo in video mi vedo ancora in un’altra maniera. Ne parlavo l’altra mattina con una cliente, una questione che mi sono posto un sacco di volte. Tornado a casa alla sera pensavo alla percezione che ho di me stesso e quella che hanno gli altri su di me e mi sono detto che forse la questione dipende molto dalla mia abitudine. Mi spiego meglio, può capitare di vedermi lievemente diverso anche specchiandomi in specchi diversi. Io nel mio specchio mi vedo in un modo, poi in altri specchi mi vedo meglio e in altri ancora peggio. In questo caso dipende molto anche dalla luce e dalla grandezza dello specchio e la vicinanza alla quale mi specchio. Certe volte mi vedo meno grasso di quello che sono, ma i miei occhi mi danno la reale percezione? Forse non devo credere del tutto ai miei occhi, perché il cervello corregge lo specchio. Mi viene in mente la fiaba di Biancaneve, dove la matrigna aveva un rapporto conflittuale con il suo specchio, che si ostinava a non considerarla la più bella del reame… Secondo uno studio scientifico pare che il cervello agisca diversamente per gli uomini e le donne. Pare che più della metà delle donne allo specchio, tende a vedersi in sovrappeso, insomma vedono nel loro riflesso un corpo più grasso del 20%. Il cervello dei maschi è più generoso, molti si vedono normali nonostante che la pancia avanzi, morale mai fidarsi dei propri occhi. Quello che io vedo allo specchio non è un’immagine “obiettiva”. La percezione del corpo è sempre filtrata dalla mente. È influenzata dall’umore, dall’importanza data al giudizio degli altri, dai criteri estetici della società. Ecco allora che maschi e femmine si guardano in modo diverso. Oggi è di moda una magrezza innaturale e le donne “normali”, che non corrispondono a questo ideale, si vedono così troppo grasse, gli uomini, invece, sono meno abituati a considerare determinante il proprio aspetto fisico. Allo specchio si guardano meno e tendono a essere più “indulgenti”: insomma, si vedono più in forma. Ma allo specchio si attiva, in genere, un meccanismo positivo, quello di vederci sempre “belli”. L’immagine che guardiamo è frutto di una inconsapevole “correzione estetica”. Primo, tendo inconsapevolmente a mettermi in posa, osservarmi dal profilo migliore, a sorridere, a trattenere la pancia. E poi non noto eventuali difetti, come un naso troppo lungo, le occhiaie, i capelli e la barba bianca da Babbo Natale. Dicono che sia una involontaria strategia di sopravvivenza quella che per sentirmi bene devo vedermi bello. L’immagine ottimistica che creo osservandomi non corrisponde a come appaia quando ho una posa spontanea. È per questo che a volte non mi riconosco se mi vedo “al naturale”. Come nel riflesso in una vetrina, o nelle foto non posate, in cui infatti spesso mi sembra di essere venuto male. Ma vari fattori possono però influire. I modelli culturali o per esempio lo stato mentale. Quando sono di cattivo umore, la percezione su me stesso è più critica e vedo difetti che forse non esistono. Certe persone hanno una percezione di loro stessi talmente alterata da originare autentici disturbi che si chiama “dismorfofobia”, l’ossessione di avere un difetto fisico, esagerato o immaginario. C’è chi, per esempio, si vede un basso e si crede un nano, altri si vedono con un naso orrendo. Un disturbo dell’immagine corporea può essere presente anche nell’anoressia, pare che le anoressiche si vedano grasse, anche se sono scheletriche. Questo accade soprattutto alle ragazze, ma esiste un disturbo equivalente che riguarda più spesso i maschietti, denominata “dismorfofobia muscolare”, chi ne soffre si vede gracile, anche se ha un fisico plasmato dal body building. E cerca di mettere su ancora più muscoli. Per completare il discorso anche per la voce registrata per me è sempre una sorpresa risentirla, almeno nelle prime volte. Mi trovo sempre a pensare: “Ma davvero la mia voce è così brutta?” In questo caso, lo specchio non c’entra, ma è colpa della propagazione del suono. Chi mi sta attorno sente i suoni prodotti dalle mie corde vocali perché le onde sonore si propagano attraverso l’aria. Al mio orecchio, invece, arrivano trasmettendosi anche attraverso le ossa e i tessuti. Queste onde sonore, a seconda del mezzo che attraversano, assumono frequenze leggermente diverse, quindi la mia voce assume un timbro diverso. Personalmente non mi interessa vedermi come mi vedono gli altri, ma di come io mi sento con il mio animo in pace con me stesso
Favria, 28.03.2015 Giorgio Cortese

Molte volte la felicità è la speranza, quello che serve nella vita è crederci sempre

Scripta manent, l’ultimo giorno con l’ora solare.
Nella notte tra ieri e oggi, si passa all’ora legale. Infatti, in tutta l’Unione Europea, questa viene adottata tra l’ultima domenica di marzo e l’ultima domenica di ottobre. Ufficialmente alle due si sposta la lancetta delle ore in avanti, alle tre. In pratica dormiremo un’ora in meno! Negli Stati Uniti, invece, l’ora legale è già partita, (parte la seconda domenica di marzo, per poi terminare la prima domenica di novembre
Favria, 29.03.2015 Giorgio Cortese

#JesuisBardo!
Sono personalmente solidale ed esprimo la mia vicinanza a tutti gli italiani e tunisini coinvolti nel vile, barbaro ed insensato attentato avvenuto a Tunisi nel museo del Bardo. Questi fanatici mentecatti affermano che questa è la prima goccia di pioggia. Beh mi viene da rispondere che useremo l’ombrello e non solo per ripararci! Adesso è il momento di non cadere nello sgomento e di non farsi prendere dalla rabbia ma di reagire con lucida perseveranza. In questo momento #JesuisBardo! L’Europa ha una millenaria tradizione e storia che riuscirà a disperdere questi esseri che non sono umani, miseri cervelli legati a ragionamenti da cupo medioevo, l’Is, come tutto il terrorismo fondamentalista, è il nuovo vero pericolo per la civilizzazione, la democrazia e i diritti umani. #JesuisBardo! L’Europa non può rimanere assente come lo è stata durante gli sconvolgimenti rivoluzionari de 2011, né può pensare di limitare il suo aiuto ad un sostegno bellico ma deve essere capace di mettere in atti politiche di lungo periodo perché non si tratta di piccole scaramucce, ma di processi più profondi che coinvolgono giovani alla ricerca di nuove identità. #JesuisBardo!
Favria, 19.03.2015 Giorgio Cortese

La felicità è stupirmi e meravigliarmi ogni giorno del libro quotidiano che leggo chiamato vita.

Seduzione velata
L’ultimo lavoro della pittrice Maria Pia, “Seduzione velata” è la sintesi di quanto da sempre gli esseri umani nella loro storia evolutiva hanno lasciato impresso attraverso l’arte della pittura, i segni che comunicano passioni, paure, speranze. Quando osserviamo un quadro o una bella foto, ci immergiamo nel magnifico e favoloso mondo dei segni cercando di capirne il significato simbolico attraverso i capolavori degli artisti in un affascinante viaggio chiamato Arte. Nello specifico l’incantevole quadro rappresenta una seducente dama velata con una maschera di carnevale, il dipinto mi fa pensare che l’incertezza stessa è anche un velo o una maschera nel mondo femminile. Ma questa maschera che sottintende una seduzione, forse nasconde anche il composito mondo femminile reso, però, nella sua totalità, quella della fragilità, seduzione, violenza. Ogni giorno vediamo sui media volti femminili ora sensuali ea sorridenti, ora sconvolti dalla violenza, catturati dagli scatti fotografici o impressi su tela con tratti leggeri ed impalpabili come questo dipinto, colmo di fragilità e velata seduzione. Le donne sono simili all’araba Fenice, riescono sempre a rinascere dalle proprie ceneri, sempre capaci di reinventarsi e andare avanti, benché certe volte i punti fermi vengano meno. Passato il clamore mediatico della festa della donna, come essere umano non posso non riflettere amaramente che nonostante viviamo in un mondo sempre di più tecnologico i numeri dei femminicidi non calano ma anzi aumentano con una brutalità da età della pietra. Ritengo che la barbarie è alimentata dalla mercificazione della donna, considerata sempre di più un oggetto, una creatura inferiore, nel migliore dei casi da proteggere e compatire nella sua diversità. Il quadro mi fa pensare che dietro ad ogni donna, velata da una maschera si nasconde una mente pensate, capace di determinare da sola il proprio destino come e alla pari degli uomini o forse anche meglio
Favria 30.03.2015 Giorgio Cortese.

Nella vita i giovani si sa camminano più velocemente degli anziani ma gli anziani conoscono la strada

Storia dell’Uovo di Pasqua.
A Pasqua è usanza ingentilire la casa e la tavola con uova colorate. Semplicemente dipinte, ornate di lustrini, di fiocchetti, di nastri, di fiori, dei materiali più vari, sono la nota festosa per augurarsi e augurare buona fortuna. Spesso però non si conosce il vero significato del gesto di regalare un uovo a Pasqua. Altri uomini, in altri tempi, in altre parti del mondo hanno fatto questo gesto prima di noi, perché l’uovo, in tutte le epoche e da tanti popoli fu considerato simbolo di vita, oggetto di culto e di iniziazione, talismano e dono augurale. Dall’antico Oriente, dalla Grecia, dall’ India, dal Celeste Impero e dal Giappone, ma anche dal Nuovo Mondo, nei miti delle popolazione hawaiane e degli Incas, l’uovo è visto come simbolo di vita: la rappresentazione stessa della fertilità della natura. Dal mondo pagano l’uovo passa nella simbologia del mondo cristiano come simbolo di vita rinnovata, e rappresenta la mistica resurrezione di Cristo. Oggi si è perso il ricordo del significato originario di molte tradizioni: l’uovo di Pasqua si regala perché è diventata un’usanza comune. E’ bello, invece, ricordare che il dono dell’uovo per tutti i credenti e anche per i laici è testimonianza di amicizia e di amore, strettamente connessa alla sua simbologia di vita, trascendenza e continuità. L’uovo, con la sua forma pura, col suo significato di vita, diviene così l’oggetto prescelto del dono pasquale. Il primo uovo con sorpresa fu regalato a Francesco I di Francia agli albori del XVI sec.: da qui probabilmente ha origine l’usanza di inserire un dono all’interno dell’uovo di cioccolato. Ma è nella Russia degli zar che le uova preziose e decorate diventano regalo di Pasqua, e Peter Carl Fabergé è l’artista orafo che con la genialità e l’inventiva delle sue creazioni ha segnato la storia delle uova pasquali decorate. Torniamo oggi a decorare le nostre tavole pasquali con uova di tutti i tipi, preziose e non, tenendo presente il suo simbolo-verità, e regaliamo ai bambini uova di cioccolato con l’auspicio che la vita possa riservare loro solo dolcezza. Alle persone care regaliamo uova più o meno preziose, più o meno belle, sapendo che questo gesto mantiene nel tempo il suo significato di profondo atto d’amore.
Favria 31.03.2015 Giorgio Cortese

Nella vita devo sempre andare con fiducia nella direzione dei miei sogni per cercare di vivere la vita che ho immaginato.